sabato 29 agosto 2015

Gufi o allodole? IO gufo tutta la vita!!!


Il mondo si divide in due grandi categorie di persone: “i gufi” e le “allodole“. I primi sono nottambuli, ingranano tardi e tirano avanti facendo anche le ore piccole senza difficoltà, i secondi sono mattinieri e prendono alla lettere il detto che il mattino ha l'oro in bocca.
Io che di mattina più che l'oro ho in bocca un topo morto e che fino ad almeno un paio d'ore dal mio risveglio più che parlare grugnisco (tempistiche inversamente proporzionali all'ora della sveglia), mi ritrovo attorniata prevalentemente da allodole...che vita difficile quella di noi gufi....

Ringrazio profondamente chi pensa che io sia insonne e mi da consigli "utili" tipo: vai a letto presto, evita in caffè, prendi una camomilla, svegliati presto al mattino e vedrai che poi crolli.
Ma direi che non ho bisogno di paladini dal mio riposo... non sono insonne. Si definisce insonnia quel disturbo del sonno caratterizzato dall'incapacità di prendere sonno nonostante ce ne sia il reale bisogno fisiologico. E considerando che io dormo (poco ma dormo), ovunque (anche se il mio posto preferito rimane il treno...), odio il caffè (si chiama sopravvivenza quello che prendo nei giorni lavorativi), non digerisco la camomilla (non soffermiamoci su tutte le mie stranezze ora), se vado a letto presto tanto non dormo e mi irrito solo, e che vado a letto alle 2 ma alle 7 mi sveglio lo stesso (dai, ogni tanto capita anche il miracolo... mezzanotte a letto)...i consigli anche se gratis non sono utili!

Fin da piccola non gradivo molto dormire di notte, direi che non amavo dormire in generale, così fino ai 3 anni non ho dormito, per la gioia dei miei genitori...mio padre capiva i genitori che per disperazione buttavano i figli dalla finestra...e mia madre la prima volta che ho dormito senza piangere mi ha svegliata perchè credeva che io fossi morta....
Dopo i tre anni finalmente ho iniziato a dormire, ma da che io ho memoria, ho immagini di me che guardavo la televisione con i miei alla sera o che leggevo prima di dormire (il bello di non avere la tv in camera era che leggevo un sacco), tirando tardi e al mattino guai. E con il tempo la situazione è peggiorata, il mio bioritmo oramai si è assestato sulla modalità "Gufo" ma ahimè con gli orari di risveglio delle allodole (perchè il treno non cambia orari in base al mio ciclo di sonno...).
Sinceramente non ho problemi di troppa stanchezza per non aver dormito abbastanza. E se potessi scegliere non diventerei un'allodola. Non fraintendetemi, mi piace la mattina e quando riesco il sabato ad alzarmi presto mi piace godermi la mattinata, mi riempie la giornata. Ma amo molto di più la notte (sempre più convinta che nella mia precedente vita io fossi un vampiro...)...il silenzio...la quiete...il buio...la luna e le stelle... e le idee geniali che vengono. Perchè è di notte che aumento la mia produttività (non è normale fare i conti delle spese di casa o dell'arco alle 2 di notte? o mettersi a scrivere il blog?).
Quindi... dato che amo essere gufo e non rompo particolarmente le scatole alle allodole (beh... a parte se mi parlate appena svegli... "Ele...Buongiorno!... sono le otto ed è solo mercoledì" "GRRRRR..Ah Marti...Ma v....") per cortesia...lasciatemi vivere come un gufetto in santa pace....


venerdì 28 agosto 2015

E dopo il tallone d'Achille...la caviglia di Elena


Ognuno ha il proprio punto debole, e il mio è indubbiamente la mia caviglia sinistra.Perchè puntualmente, a tre anni dall'ultimo gesso...caddi rovinosamente e super distorsione e gesso per 18 giorni. Questa è la versione breve...ma ecco come è andata nel dettaglio.
I segnali che ho ignorato....
I primi presagi dell'imminente dramma sono stati piuttosto chiari.
1. il non vedente che tenta di azzopparmi con me che basita guardavo questo diabolico bastone allungarsi e finire tra i miei piedi in movimento e...pum!!!! eccomi per terra stranamente illesa (a 2 mesi dal dramma)
2. la gara organizzata da noi in cui tutti gli arcieri erano incolumi a parte quella sfigata che si occupa di accettazione e classifica che nel vendere i biglietti della lotteria mette male il piede e...crack!!! la caviglia cede e deve chiedere del ghiaccio secco all'ambulanza dicendo "Dai Presi, almeno non abbiamo pagato per nulla l'ambulanza quest'anno!" (a un mese dal dramma)
Il fatto
Eccomi li, a un giorno dalla partenza per il mare. Che ovviamente alle 11 di sera decido di andare a trovare un'amica (tanto la cena precedente era finita...la valigia pronta...un giretto a Bergamo non mi ucciderà mica.... SBAGLIATO!!!!!!!!!!!!!!!!). Stranamente in tiro: taccho 10, magliettina grintosa, jeans stretti, pettinata. Super fiera di me (una volta tanto) parcheggio e sto per entrare a casa della mia amica che...Spum!!! (censurati i miei epiteti) cado come un salame per una buca nel terreno. Mi alzo al volo...ok, non mi ha vista nessuna. Entro in casa della mia amica e come una stoica mi metto a dialogare con la gente che aveva a cena. Faccio finta di nulla e ignoro il dolore lancinante alla caviglia. Fino a quando...non riesco più a dire frasi di senso compiuto (non che io di solito ci riesca, ma almeno ci provo...).
"Vale...mi sa che vado al pronto soccorso ora.."
"NO ELE! Non se ne parla... ora togliamo i tacchi (perchè non si tolgono mai i tacchi se non in casi estremi), ti porto un paio di ciabatte, facciamo alzare X e andiamo al pronto soccorso insieme. Ah..intanto ti porto le stampelle!" (Ovviamente chi non ha in casa un paio di stampelle, nella sfortuna un po' di fortuna almeno...)
E fu così che Mr X, come un Principe Azzurro (non per affinità, ma solo per la maglia azzurra e per la macchina bianca) incurante del vino appena bevuto ci accompagna al pronto soccorso. Ci mancavo solo essere fermati dalla Polizzia, con annesso ritiro della patente ed eravamo a cavallo!!!
Il giorno dopo
Ovviamente di notte l'ortopedico non c'è, e così il giorno successivo rieccomi in ospedale per un consulto...GESSO per 18 Giorni! Con il commento dell'ortopedico "Beh, la caviglia è veramente conciata male...guarda quante belle fratture vecchie e non del tutto sistemate (ma dai, come se non lo sapessi). Ora devi stare a riposo per almeno 18 Giorni (ma non sono un po' troppi 18 giorni per una distorsione io...) No, non puoi andare al mare oggi, direi che è evidente (sigh sigh sigh). Riposati e ci vediamo il mese prossimo".
La convalescenza
Per la prima volta in vita mia...posso dire che non vedo l'ora di andare al lavoro. Ma almeno a dispetto delle scorse distorsioni
- l'ho presa con filosofia... ho pianto come una disperata solo per il primo giorno....(facciamo progressi, la prossima volta nemmeno quello)
- ogni giorno faccio qualcosa di diverso... tv, internet, blog, lettura, colorare (ok, dato che non so fare la maglia e ho finito le cose da fare seduta, mi sa che dovrò ricominciare da capo il giro)
- tutti i giorni c'è qualcuno che sdrammatizza "beh, era da un po' che non ti vedevo con il gesso, ti mancava?" "Calma e Gesso" "Dai il gesso fa risaltare il colore dello smalto", ma la migliore è "No, dai Ele, mi hai mandato una foto vecchia in cui avevi il gesso per fare uno scherzo..."
- ho finalmente imparato a farmi le punture di eparina senza avere la pancia piena di lividi (ora non sembro un puffo ma solo una che ha avuto un incontro molto ravvicinato con un porcospino....)
Ma soprattutto, ho imparato a riderci sopra. Perchè anche se mi incazzo non ci posso fare nulla.

giovedì 27 agosto 2015

Perchè scrivo...? Semplice...è più facile...


Non sono brava a scrivere, non lo sono mai stata (come sottolineava la mia insegnante di italiano delle medie). Ma mi sono sempre rifugiata nella scrittura. Ovviamente non ho mai tenuto un diario come la maggior parte delle ragazzine. Ma scrivevo per me stessa delle lunghe lettere in cui esprimevo i miei pensieri, quello che sentivo e che provavo, e poi le stracciavo o le bruciavo. Perchè non era importante che qualcuno le leggesse, perchè l'importante era scrivere.
Poi con il passare del tempo mi sono evoluta... lettere alle amiche (e che lettere, pagine e pagine di racconti e di immagini, forse le ho ancora in cantina le lettere ricevute); ... cartoline che non venivano imbucate ma consegnate a mano così avevo più spazio per scrivere. E poi è arrivato il cellulare e internet e le mie comunicazioni sono cambiate. Lunghissime mail in cui mi raccontavo nei momenti tristi o in quelli felici, messaggi chilometrici e chat infinite (nonostante io continui a non amare le chat). E poi le note su Facerbook, che senza rendermene conto si sono trasformate in post su un blog.
E mi sono trovata come da ragazza a scrivere i miei pensieri, qualunque essi siano, ma con la differenza che non sono solo per me ma sono pubblici. Non ho la pretesa che qualcuno legga i miei pensieri, ma loro hanno la pretesa di essere scritti. Perchè alcune cose sono dentro di me e hanno la necessità di uscire.E scrivere è il modo più semplice di farlo...
...perchè nessuno ti interrompe per chiedere chiarimenti o per dire quello che è successo a lui di simile, facendoti sentire come se quello che tu stai dicendo non sia importante...
...perchè non vedi la faccia delle persone a cui ti stai raccontando e puoi non vedere compassione, tristezza, ironia, paura o qualsiasi espressione loro abbiano, perchè un foglio di carta o una pagina web non ti giudicano, ma semplicemente si riempiono man mano che tu scrivi o digiti una parola...
...perchè puoi scrivere quando vuoi; non hai bisogno che un altro interlocutore sia disponibile. Quando ne senti il bisogno puoi farlo. E così fregandomene delle regole stilistiche scrivo quello che mi viene, come mi viene, e come sempre di getto, non rileggendo quasi mai quello che scrivo. Perchè i pensieri non possono essere corretti e rimaneggiati, se escono in un modo e con determinati termini è perchè vogliono uscire così.
Non che io abbia paura di dire quello che penso (a volte lo faccio troppo spesso). Ma alcune volte è difficile e scriverlo mi permette di esprimere cose che a volte non avrei il coraggio o la forza di dire, e così se qualcuno vuole capirmi può farlo. Non obbligo nessuno, ma gliene fornisco la possibilità. Perchè non ho problemi che qualcuno mi legga, ho imparato da tempo che ci sono persone che non ti capiscono anche se metti le indicazioni stradali o cartelli, semplicemente non voglio capire; e ci sono altre che ti capiscono sempre anche se non dici nulla, ma forse a volte un aiutino per capirmi meglio va dato....

la paura... ha il diritto di fermare la nostra felicità?


Eccola li che si annida dentro di noi e quando meno ce l'aspettiamo striscia fuori e ci morde con il suo liquido paralizzante. Perchè è questo che fa spesso la paura. Ci impedisce di muoverci. Ci impedisce di agire. Ci attanaglia nella sua morsa e ci stinge. E noi incapaci di agire restiamo in balia di essa. Perchè a volte è più facile aggrapparsi alla paura che affrontarla e vivere.
Personalmente penso che la paura più grande al giorno d'oggi non sia la paura per la propria incolumità fisica (almeno a me non è mai successo), ma sia la paura dettata dai nostri complessi, dai pericoli creati dalla nostra mente. Perchè tutti noi abbiamo dei complessi, i nostri scheletri nell'armadio. C'è chi ha paura della morte delle persone care, chi di non essere capita, chi di non essere amata o in generale di essere accettata e chi di essere felice. O forse queste sono solo le mie paure.
Ma ultimamente parlando con un po' di persone ho capito che tutti abbiamo le nostre paure e anche se le comprendiamo non le vogliamo affrontare. Per mille motivi...non siamo pronte, sono più grandi di noi, non possiamo affrontarle da sole o... o per il fatto che in fondo in fondo a volte queste ci fanno compagnia da talmente tanto tempo che siamo abituate ad averle accanto e tentare di superarle terrorizza (eh, si... la paura è una sorta di circolo vizioso, un labirinto districato la cui via d'uscita è visibile solo dall'altro). Perchè è facile nascondersi dietro di esse, almeno abbiamo una giustificazione per non essere felici, perchè c'è la nostra paura più grande che ci blocca e non ci fa vedere la felicità che si potrebbe spalancare se solo riuscissimo a guardare un pochino più in la....
Gli esempi sono innumerevoli, ma eccone alcuni:
- l'ultimo esame da superare che terrorizza talmente tanto che non si vorrebbe nemmeno aprire un libro,
- un amore che ha fatto male ma che brucia ancora nel petto e anche se può rinascere fa paura anche solo per il ricorso della sofferenza patita,
- la paura di non essere accettata dettata da un ricordo da bambina che arde nonostante gli anni, una bambina in una macchina che vede qualcuno attraverso un vetro ma che non lo abbraccia perchè lui non la vede nemmeno.

Personalmente dopo anni ho affrontato la mia paura, l'ho esorcizzata. L'ho dichiarata a voce alta, non solo a me stessa. Ho capito che era una paura infondata. Che era solo paura. Non è stata una strada breve, ma finalmente sono stata pronta e l'ho guardata in faccia. L'ho chiamata con il suo nome: un super pippa mentale! E quella paura che mi ha condizionata per tutta la vita non era più un mostro, ma una parte di me, che nel bene e nel male mi ha reso quella che sono, ma che non ha più il potere di bloccare la mia vita. E finalmente ho capito che la paura di non essere abbastanza resterà sempre, ma non spaventa pi. Perchè puoi essere anche perfetta, ma non basterà mai per essere accettata da alcune persone. Ci sono mille perchè, ma non sono importanti. Perchè potresti essere anche perfetta, ma non servirebbe a nulla. E quindi ho capito che l'unica cosa importante è essere me stessa (personcina che in generale non mi dispiace... ci sono ancora delle cose da sistemare ma nel complesso non male) ed apprezzarmi per quella che sono, perchè in primis mi devo accettare io e devo piacere a me stessa. E in un attimo... tutti i miei complessi di non essere accettata sono crollati come un castello di sabbia davanti a una folata di vento. Mi sono specchiata e ho visto un sorriso che non avevo mai visto sulla mia faccia, un sorriso genuino che nasce dal cuore quando ti senti serena e in pace.

E quindi, con cognizione di causa, posso affermare che NO, la paura non ha il diritto di fermare la nostra felicità, anzi no... riformulo, siamo noi che non dobbiamo permettere alla paura di fermare il nostro cammino.