martedì 13 ottobre 2015

Perchè l'unica cosa importante è quanto amo tirare con l'arco.


E dopo sei mesi che non prendevo in mano il mio amato arco (e dopo averlo usato circa 3 volta nel restante anno e mezzo) eccomi che domenica mattina alle 6.30 mi alzo sveglia come un grillo per andare a fare una gara.
La paura era tanta. Paura di non riuscire a prendere nulla. Paura di non riuscire a farcela per la mia caviglia dolorante. Paura di non riuscire a prendere in mano l'arco per i ricordi associati. Paura di non avere del tutto superato le mie paure e i miei conflitti e per tanto non riuscire a sgomberare la mente per non pensare a nulla e tirare.
E invece...forse complice il sonno e la stanchezza...mi ritrovo il sabato sera a prendermi cura del mio arco e la domenica a riprenderlo in mano come se nulla fosse successo. Come se fosse una cosa che faccio tutti i giorni. Come se il mio arco fosse l'ovvia prosecuzione del mio braccio.
E con una semplicità inaudita eccomi a tirare (e anche discretamente bene devo dire).
Mi sento come Alice che cade nella tana del Bianconiglio, ma non è un incubo. E' come ritrovarsi in un mondo magico dove nulla ha importanza...non importa chi sono, cosa faccio nella vita, gli obiettivi che non riesco a raggiungere, le cose brutte che succedono, le cose belle che sono capitate, quello che vorresti e non arriva. Importa solo di essere immersa nella natura. Con i suoni del bosco, e questa volta dell'Adda. In un panorama mozzafiato...ben distante dalla fredda e triste Milano.
L'unico obiettivo da inseguire è il bersaglio.
L'unico metodo raggiungerlo è crederci, credere in me stessa.
L'unico mezzo per credere è non pensare, ma addirittura ridere o cantare una canzoncina sciocca che mi faccia sorridere.
L'unico ostacolo è il dolore lancinante alla caviglia, che non è comunque abbastanza forte per impedirmi di assumere la posizione corretta e tirare.
Perchè l'unica cosa importante è quanto amo tirare con l'arco.
E in un momento finalmente capisco chi sono, perchè in quel preciso istante sono veramente me stessa: una ragazza che ride, senza pensieri ne tensioni. E tutto diventa magicamente bello. Semplice. Reale. Genuino. Mi dimentico i miei anni e me ne sento...non lo so, potrei dire 15 ma non sarebbe corretto, perchè è come se non ne avessi nemmeno uno e 33 nello stesso momento.
Ma come Alice, prima o poi ci si deve svegliare dal sogno...Ma il pensiero è solo uno: non vedo l'ora che arrivi il prossimo fine settimana per poter tornare nel mio magico Paese delle Meraviglie.